TASMANIA – PAOLO GIORDANO

TASMANIA – PAOLO GIORDANO

TASMANIA – PAOLO GIORDANO

TASMANIA – PAOLO GIORDANO

“Dove acquisterebbe un terreno, lei? Per salvarsi intendo. Io non farei mai una cosa del genere. Ma se proprio dovesse. In caso di Apocalisse. Novelli ci ha riflettuto qualche secondo, poi ha detto: In Tasmania. È abbastanza a sud per sottrarsi alle temperature eccessive. Ha buone riserve di acqua dolce, si trova in uno stato democratico e non ospita predatori per l’uomo. Non è troppo piccola ma è comunque un’isola, quindi più facile da difendere. Perché ci sarà da difendersi, mi creda.”

 

Tasmania è tanto pagina scritta quanto immagine. Un romanzo con una doppia possibilità. Come un’elica, quella – per intendersi – che in biologia molecolare rappresenta la struttura del DNA. È racconto di un tempo pre-traumatico, quello vissuto collettivamente negli ultimi anni. E di come, in questo tempo complicato, che ha un inizio – novembre 2015 – e di cui il libro tiene traccia meticolosamente appuntando come su di una mappa gli accadimenti principali, il protagonista-autore faccia fronte al cambiamento. E lo metta in pratica elaborando e aggiustando di volta in volta il tiro della sua esistenza privata in un gioco di rimandi, come in un’elica in cui tutto si tiene, con gli eventi del tempo comune. È il racconto di una interazione tra il singolo e il mondo e delle possibili e infinite dinamiche che, da quella, si possono generare.

 

Lo smarrimento e la ricerca di senso.

In questo smarrimento, che in certa misura riguarda la vita di tutti noi, Giordano offre al lettore la possibilità di ritrovarsi e radicarsi in un tempo riconosciuto, nostro, che pare essere stato travolto dagli eventi. Lo smarrimento raccontato diventa quindi possibilità di un nuovo radicamento. E questo è il compito a cui lo scrittore Giordano non viene meno, la rimozione. Stare, rimanere nei fatti ancorandoli ad un orizzonte di senso a cui è chiamata anche la letteratura. E Paolo Giordano, con Tasmania, raggiunge una sua propria dimensione autoriale, compiutamente matura. Figlio del tempo che gli è dato da raccontare, con tratti meno pulp di autofiction alla Carrère, richiama il lettore alla responsabilità della memoria. Questo il primo passo per sfuggire allo smarrimento. Non dimenticare ciò che è stato e che in qualche misura influenza il nostro presente. Gli attentati, il climate change, i migranti di Calais, le difficoltà della vita di coppia, la paternità – inseguita – e una sua possibile ricerca di senso. L’amicizia maschile e le sfumature che la possono caratterizzare.

 

Il valore della memoria.

E la memoria, l’esercizio della memoria, non come mera testimonianza ma cosa viva. Il vibrare caldo e partecipe nel tempo presente rispetto ai fatti del passato. L’autore protagonista veicola questo sentimento attraverso il progetto di scrivere, snodo fondamentale del romanzo, un libro che racconti della bomba, dell’atomica. E da lì che si dispiegherà una ricerca e una crisi che troverà compimento con la partecipazione, e qui ci si imbatte anche nella crisi pandemica, alle cerimonie per il ricordo delle vittime dei bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki. Da questo fatto concreto si determinerà lo scioglimento del nodo che ha serrato la coscienza dell’uomo e dello scrittore. A quella domanda sul perché scrivo, in qualche modo ossessione di ogni autore, Giordano troverà la sua personale risposta.

 

“Scrivo di ogni cosa che mi ha fatto piangere.”

 

Titolo : Tasmania

Autore : Paolo Giordano

Editore : Einaudi

Pagine : 272

Prezzo : 19,50

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